ARCHEOLOGIA

Accanto alla viticoltura, l’azienda segue da tempo il progetto archeologico di Satricum, in collaborazione con la Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale diretta dalla Dott.ssa Paola Refice e con l’Università di Amsterdam, Prof.ssa Marijke Gnade ed i Comuni di Aprilia, Latina e Nettuno.

Funzionario Responsabile dell’area archeologica di Satricum è il Dott. Francesco Di Mario.

Gli scavi hanno consentito l’individuazione della “Via Sacra”, che conduceva al Tempio della “Mater Matuta” ed il ritrovamento di un calice in ceramica usato per il vino risalente al V secolo a.C.

Storia degli Scavi

La storia degli scavi di Satricum inizia nel 1896 quando il francese Hector Graillot scoprì sulla collina di Le Ferriere i resti del tempio dedicato alla dea Mater Matuta. Fino al 1898 si intraprese una lunga campagna di scavo sotto la guida di archeologi italiani.
Vennero portati alla luce molti reperti, ora conservati al Museo di Villa Giulia in Roma.
Non si fece più nulla fino al 1907-1910 quando ricominciarono gli scavi. Attorno al 1975 il Comitato per l’Archeologia del Lazio chiese all’Istituto Olandese di Roma di occuparsi della ricerca archeologica di Satricum.

Da allora gli archeologi olandesi hanno ottenuto importantissimi risultati, come la scoperta del Lapis Satricanus, una base di pietra con un’iscrizione in latino arcaico databile tra il 525 e il 500 a.C.

Dal 1990 gli scavi vengono curati dall’Università di Amsterdam, sotto la responsabilità di Marijke Gnade.

Skyphos

Skyphos – Il primo ritrovamento

Il Santuario Mater Matuta

Le prime tracce di attività culturale sull’acropoli di Satricum risalgono alla fase tra l’VIII e il VII secolo a.C., attestata da una prima “capanna” di culto.

Al suo posto viene edificato nel 640-625 un sacello su fondazioni in pietra detto “Tempio zero”.

Il sacello viene sostituito intorno al 540 da un grande tempio detto Tempio I di ampie dimensioni.

Sul posto del Tempio I, distrutto, si costruisce intorno al 500-480 a.C. un tempio di maggiori dimensioni (Tempio II).

Il Tempio Mater Matuta

L’abitazione a Satricum

Il primo insediamento a Satricum risale al IX secolo a.C. quando si abitava in capanne sulla collina della futura acropoli. Ventiquattro di queste capanne sono state scavate nell’Ottocento. Dal 1977 in poi ne sono state trovate altre quindici.

Nel VII secolo a.C. cambia la tecnica costruttiva e si comincia a costruire in pietra.

Nel corso del VI secolo a.C. le capanne vengono completamente sostituite da case con fondamenta in pietra e pareti di mattoni di argilla essiccata al sole.

L’acropoli di Satricum ha rivelato molte fondamenta in pietra di edifici che un tempo circondavano i templi successivi.
Si pensa che queste costruzioni facessero parte del santuario, che fossero alloggi per sacerdoti o per ospiti.

Particolare degli scavi

La necropoli arcaica Nord-Ovest

La necropoli protostorica di Satricum si estendeva ad ovest e nord-ovest dell’acropoli. Fu parzialmente esplorata durante le campagne di scavo italiane eseguite alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento.

Furono aperte alcune decine di tombe contenenti sontuose suppellettili funebri considerate oggi tra le più importanti del Latium Vetus. Queste tombe rappresentavano solo una minima parte della necropoli oggi scomparsa. Le sepolture più antiche erano a cremazione.

Gli scavi hanno riportato alla luce molte suppellettili e ceramiche presenti nelle tombe. Alla fine del VIII secolo a.C. la necropoli venne abbandonata in seguito ad un generale cambiamento nelle usanze funerarie dei Latini.

La necropoli Sud-Ovest (Volsca)

Nel 1981 ricerche effettuate nell’area sud-ovest della città hanno documentato una seconda necropoli risalente al V-IV secolo a.C. con almeno 200 tombe a fossa.

La necropoli è stata attribuita ai Volsci i quali conquistarono Satricum nel 488 a.C. e presumibilmente vi rimasero fino a quando i Romani vi fondarono una colonia nel 385 a.C.

L’inumazione è la sola forma di sepoltura testimoniata.

I corredi hanno restituito per lo più vasi semplici usati per mangiare o per bere, oggetti personali ed armi; di particolare importanza è il ritrovamento di un’accetta di piombo miniaturistica con un’iscrizione in carattere falisco-capenate.

La fase di restauro dei reperti